Passeggiando per Arquà Petrarca pensiamo che il tempo è stato clemente con questo piccolo borgo che mantiene intatto il suo fascino medievale.
Il centro paese è come dev’essere, la chiesa, il fornaio, un bar, un’osteria: a guardarsi in giro al mattino da queste parti non sembra di essere in un paesino che viene affollato da turisti e visitatori di ogni genere e grado; si incontrano i volti degli abitanti, veloci e indaffarati nelle commissioni di ogni giorno.
Se si arriva poi nel primo pomeriggio è anche meglio, nel sole dell’estate le vie del paese sono silenziose e meste, i balconi delle abitazioni socchiusi per riparare gli interni dal calore del sole. Gli abitanti non si vedono, forse riposano o forse lavorano senza farsi notare.
A girare per le strade sono solo quelli che non possono apprezzare la tranquillità del riposo dopo il pranzo, un lusso di altri tempi.  

Qui, a qualche passo dalla chiesa, Sabrina Saviolo ha aperto la sua osteria. Il cuore del paese che accoglie chiunque abbia voglia di scoprire i sapori della tradizione culinaria veneta,accompagnata a vini locali.

Se facciamo qualche passo indietro nel tempo scopriamo Sabrina responsabile buyer per un famoso negozio di abbigliamento del centro di Padova, esperta compratrice di abiti che definiva per tempo le tendenze per i suoi clienti.
La passione per la ristorazione le è venuta perchè ha voluto spostare la sua passione dalla città ad una realtà più tranquilla, più a misura d’uomo.
Spostarsi da Padova ad Arquà Pertarca è stata la scelta migliore della sua vita, ammette, qui la sua famiglia vive una vita che la città non può offrire, se solo pensa che il figlio è iscritto ad una scuola, in un paese vicino, dove ci sono in tutto 70 alunni  le viene da sorridere.

I suoi occhi tradiscono il suo carattere vivace e pieno di iniziativa, lei ammette sorridendo che a volte deve costringersi a non pensare al lavoro, deve ricordarsi che il ritmo della città qui non serve, è meglio fermarsi e dedicarsi a qualcos’altro.

Ci racconta che quando ha pensato al suo locale ha fortemente voluto lavorare per creare un luogo dove i suoi clienti potessero sentirsi a casa.
Pensava alle osterie veneziane, dove si beveva buon vino accompagnato da piatti di stagione.
Così ha creato una sala, con appena 25 posti a sedere in tutto, dove la luce arriva dalle finestre che danno sulla strada, arredata con pochi mobili, tavoli e sedie in legno, un camino, qualche mensola, un piccolo bancone che permette di scorgere l’ingresso della cucina.

Lei ci fa sapere che la cucina è piuttosto piccola, e che per questo motivo è praticamente impossibile fare scorta dei prodotti da utilizzare per le preparazioni dei piatti: un vantaggio, ammette, deve fare la spesa tutti i giorni, così i suoi clienti mangiano solo prodotti freschi.

Nella tranquillità del locale, dove ancora non sono entrati dei clienti, Sabrina ci racconta come ha lavorato per inserirsi in un ambito che non era propriamente il suo.
Ascoltando le sue parole sembra un’avventura che non le ha richiesto chissà quale fatica, ma sappiamo bene che il lavoro ha voluto parecchio impegno, e una dose elevata di tenacia.
Lei infatti ammette che alle prime battute qualcuno non aveva fiducia nel suo progetto, soprattutto quando ha proposto una lista vini esclusivamente veneta.
Il tempo le ha dato ragione, non solo le sue scelte sono state lungimiranti, ma sono l’elemento che la distingue. Ricerca ancora piccoli produttori che non hanno un gran nome, ma un prodotto che riesce a distinguersi. Collabora principalmente con produttori locali, scelti con cura e attenzione, per saper sorprendere sempre la sua clientela.
Come alcuni viticoltori ha ben capito che non sta vendendo semplicemente vino, bensì un territorio nel suo complesso, e allora tutto quello che viene offerto qui dentro è strettamente legato alla tradizione.
Dalla caponata, alle sarde in saor, alle zuppe di legumi, al baccalà mantecato.

L’occhio della buyer di moda sa cogliere ancora con anticipo le aspettative del cliente. Ammette che quello che sceglie è quello che sa potrà piacere ai suoi ospiti, quello che piace a lei in prima persona non conta, l’importante è che chi varca la soglia del suo locale sia soddisfatto.

Lo stesso pensiero è nelle teste delle sue collaboratrici, che hanno condiviso il suo progetto: Laura e Grazia, l’anima della cucina, che lavorano al suo fianco. Un team tutto femminile che, a ragion del vero, sta ottenendo grandi risultati.

Mentre ascoltiamo Sabrina, l’occhio cade sulle terrine di caponata, sui formaggi nel bancone, sulla lista dei vini scritta alle lavagne delle pareti, sui tavoli ancora vuoti, sulle cassette accatastate con cura vicino al bancone.
Sabrina aveva ragione, entrare qui è un po’ come essere a casa, sedersi a uno di questi tavoli mette di buon umore, viene voglia di chiacchierare mentre si aspetta che arrivi il cibo, mentre dalla cucina giungono le voci allegre delle cuoche, i rumori degli attrezzi usati per cucinare, il profumo di pietanze semplici.

Per ordinare non vi verrà proposto un menù, fuori dall’osteria una lavagna riepiloga i piatti del giorno, oggi la cuoca vi propone zuppa di ceci, pasticcio di cipolla, polpette in “tocio” con polenta, crostata. I vini  da abbinare ve li spiega Sabrina, in fondo c’è chi entra qui chiedendo esplicitamente di parlare con lei e di farsi raccontare i prodotti del territorio.
Potere di internet, direbbe qualcuno. Noi pensiamo sia la grande capacità di Sabrina di condividere la sua passione con chiunque.

Ce ne andiamo, la macchina fotografica accenna che sta per spegnersi, dobbiamo riprendere la via dell’ufficio.
Aveva ragione Sabrina, una volta arrivati qui è difficile andare via.