La Strada del vino inizia una piccola avventura, conoscere meglio e presentarvi le aziende che fanno parte dell’Associazione.
Un progetto che porterà Manuela e Laura a visitare cantine, ristoranti, agriturismi e hotel da qui a novembre.
Una piccola sfida, un grande obiettivo, darvi tanti buoni motivi per venire a conoscere di persona i protagonisti di questo territorio.

Una penna e una macchina fotografica, la cartina dei Colli Euganei in mente, le previsioni meteo da controllare sempre il giorno prima di partire.

Iniziamo.

Il giorno in cui andiamo a realizzare l’intervista purtroppo non è dei migliori dal punto di vista meteorologico, ma la famiglia Borin ci accoglie con calorosità e sorrisi, il sole non si vede, ma siamo a nostro agio lo stesso.
L’accoglienza, in effetti, è un marchio di famiglia. Dopo qualche fotografia, e un po’ di attesa per consentire di impostare i lavori della mattinata iniziamo una chiacchierata con il capofamiglia, Giorgio Borin.

La storia della Montanella inizia storicamente da lontano.

Papà Aldo e mamma Delfina, Elsa per tutti, iniziarono la loro avventura in zona lago della Costa, ad Arquà Petrarca, alle pendici dei Colli.
Un’attività di osteria, appena dopo la seconda guerra mondiale. Tutta la famiglia cresce insieme all’azienda, che negli anni ’70 si trasferisce dove ancora oggi si trova, sul Monte Calbarina, a dominare un paesaggio mozzafiato su Arquà Petrarca.

 

 

Oggi alla direzione del ristorante troviamo Giorgio Borin e la moglie Biancarosa, non serve presentarli, perchè loro sono parte della storia della ristorazione euganea. Sono affiancati dalla famiglia, numerosa e giovane, il figlio Giuseppe, sommelier come il padre, sua moglie Elisa, cake designer e cuoca, la figlia Francesca wedding planner.

Iniziamo con qualche domanda per introdurre la storia del ristorante; bastano poche parole, e percepiamo che sarà una bella sfida riuscire a stare al passo con Giorgio.

Probabilmente l’amore del Sig. Borin per i prodotti locali, per la ristorazione di qualità e per i vini arriva dalla sua formazione scolastica.
E’ perito agrario, forse può suonare strano, ma se ci pensiamo non è poi così irrilevante, dalla terra arriva quasi tutto quello che viene utilizzato in cucina, allora meglio conoscere bene l’argomento per poterlo valorizzare.
Giorgio ci tiene a farci sapere che il ristorante utilizza solo le verdure che vengono coltivate nella loro azienda agricola, un orto, in località Monticelli, che consente loro di avere in cucina i profumi delle stagioni. In questo periodo raccolgono pomodori, melanzane, zucchine, fagiolini, sedano e le mele cotogne.
Queste ultime sono lavorate da Biancarosa per le sue famose marmellate.

Potremmo soffermarci così a raccontare minuziosamente cosa offre il menù del ristorante, com’è composta la carta dei vini, come si svolge l’attento servizio in sala, o come si organizzano i banchetti, probabilmente soddisferemmo la curiosità di chi alla Montanella non c’ è mai stato, ma risulteremmo poco originali.

Volevamo invece potervi rendere partecipi della passione che si tocca con mano entrando in ristorante, alle 10.00 del mattino già si respira aria di buon cibo, e ci viene voglia di fermarci per pranzo.
Dalle salette scorgiamo il paesaggio esterno, Giorgio fa in modo che tutto sia perfetto, l’occhio esperto sollecita le mani a riordinare i tavoli e a sistemarli per gli scatti fotografici. Sembra non poter stare fermo; tante piccole cose noi non le avevamo nemmeno notate: il vaso di rosmarino, l’angolo della tovaglia, la sedia a capotavola, la tenda alla finestra, la luce all’angolo della stanza. Tutto pronto, l’atmosfera è quella giusta,  si può scattare.

La cura e l’attenzione non sono scontate, Giorgio Borin mentre ci racconta che i loro piatti più rappresentativi sono il papero alla frutta, i torresani in salsa pevarada, il risotto con la quaglia, il prosciutto cotto nel vino, ci immerge, letteralmente, nella storia della cucina locale, con ricette del ‘400 e del ‘600 e con prodotti che ormai si identificano con la cucina padovana, citiamo solo la gallina padovana che Giorgio ha proposto nell’ormai famosa insalata.
La ricerca non si fa solo sui prodotti, la biblioteca infatti è ricca di testi sulla cucina di ogni ordine e grado, mai dare nulla per scontato quindi quando parliamo con Giorgio di piatti della tradizione.

L’entusiasmo di Giorgio è travolgente nel raccontare, così ci cita tra gli altri progetti che segue, o ha seguito, quello sviluppato con un cardiologo per un menù dal primo al dolce con solo 900 calorie, le cene nel centro della città di Padova per Padova da Gustare, la sua presenza nella commissione del Consorzio vini Colli Euganei, la sua passione per l’arte e in particolare per gli artisti locali.

Non ci stupisce che quando gli chiediamo cosa voglia dire per lui essere ristoratore ci risponda che la cucina non nutre solo lo stomaco, ma soprattutto la mente. Mangiare è una “forma mentale” è un modo per regalare soddisfazione, appagamento, benessere; per cui quando propone il suo cibo sa bene che sta offrendo ai suoi ospiti un’esperienza, un momento che potranno ricordare con piacere.

Sono ormai le 12.00, il tempo qui dentro per noi un po’ si è fermato. Il profumo che giunge dalla cucina non possiamo raccontarlo, meglio venire a provare di persona.