Una bellissima giornata di sole.
Questo ci regala ancora una volta il mese di ottobre.

Noi partiamo dall’ufficio e ci dirigiamo a Galzignano Terme per andare a trovare Maria Grazia e la sua famiglia. Oggi saremo ospiti dell’azienda vinicola Il Pianzio.

Arriviamo sulla collina, ci accoglie Maria Grazia, persona riservata ma decisamente ospitale.

Nella sala degustazione alcuni clienti tedeschi stanno acquistando del vino, li segue Nicola, il figlio maggiore di Grazia e Vittorio, noi invece ci dirigiamo a vedere la raccolta delle olive.

Anche da qui il paesaggio si rivela in tutta la sua bellezza. Siamo nella valle del Pianzio, dove un tempo si ergeva l’abitato, prima che si sviluppasse il centro attuale; da qui si domina la vallata di Galzignano, si può ammirare l’antica chiesa dell’Assunta, si scorgono alcune caratteristiche case rurali che si dispongono in corti, si intravedono le colline sistemate a gradoni per far spazio a vigneti e olivi.

Per raggiungere gli olivi, attraversiamo la nuova cantina: un progetto che si sta realizzando un po’ alla volta, ma che ha interessanti prospettive, innanzitutto quella di poter accogliere ancora meglio visitatori e clienti, di dare lo spazio adeguato al lavoro in cantina e allo stoccaggio dei prodotti.
Scendiamo qualche gradino e ci troviamo dentro al magazzino, hanno previsto già anche l’area per la lavorazione delle olive e per l’imbottigliamento.

Uscendo si presentano di fronte a noi gli ulivi. Vittorio, il fratello Guglielmo e i genitori stanno raccogliendo manualmente le olive.
Un lavoro delicato, che richiede concentrazione, attenzione e pazienza. Le reti per la raccolta delle olive vanno spostate di volta in volta, circa ogni tre olivi, vanno sistemate, chiuse, e assicurate, in modo che il raccolto non vada perso.
Poi si passa alla raccolta, con dei piccoli rastrelli si passa tra i rami e si scuote la pianta, le olive cadono silenziose, saranno raccolte in grandi recipienti per poi essere portate in azienda.

Le olive non sono tutte mature, ma questa è una scelta ben ponderata, il sapore dell’olio dovrà avere il giusto equilibrio, per cui circa la metà saranno raccolte ancora verdi, mentre l’altra metà sarà ben matura.
La raccolta comporta il lavoro più duro, le olive poi saranno divise dalle foglie e saranno portate al frantoio, la resa ci chiarisce tante cose: ogni 100 kg di olive si ottengono circa 9 kg di olio (le rese migliori arrivano a 13 kg). Un’annata come questa, caratterizzata da molta pioggia, non è sinonimo di una resa maggiore, l’elemento naturale non consente scorciatoie.

Gli ulivi della famiglia Selmin godono di un’esposizione ideale, questi dove si lavora oggi sono i più “giovani” ma in collina, poco sopra l’azienda, sono presenti alberi che hanno già visto decine di lune, il loro aspetto è affascinante e passeggiare alla loro ombra ci dà la sensazione di essere in un luogo incantato. Ancora una conferma della bellezza dei Colli Euganei, siamo a pochi chilometri dalla città, ma respiriamo poesia e aria buona.

Non solo olio, i vigneti qui in collina sono preponderanti, passeggiamo tra le vecchie vigne di Serprino e raggiungiamo quelle di Fior d’Arancio; sopra l’azienda invece, dove il colle accentua la sua pendenza ci sono i vigneti di Cabernet Sauvignon, lì prende vita una delle etichette simbolo dell’azienda lo “Jenio”, in onore del capofamiglia il Sig. Eugenio.
Ciò che caratterizza l’azienda non è solo l’eroica buona volontà di dirigersi a vendemmiare in alcuni punti della collina davvero irraggiungibili, ma di avere alcuni terreni sparsi anche in pianura, in alcune località anche piuttosto lontane.
Sono i fratelli Vittorio e Guglielmo che hanno in testa tutti gli appezzamenti, dove sono collocati e quali vigneti vi si trovano, da ciascun terreno e da ciascuna esposizione sanno trarre il meglio per le loro vigne, e da ogni vigneto sanno trarre il meglio per i loro vini.

Ci vuole costanza, pazienza, impegno, tutti elementi che i componenti di questa azienda, che sono i componenti di una grande famiglia, hanno sviluppato nel tempo, da quando i genitori Eugenio e Norma hanno dato l’avvio all’attività, ad oggi, passando per le vicende lavorative di ciascun componente, fino a giungere alla loro completa dedizione alla viticoltura e alle nuove generazioni, che oggi sono rappresentate dai nipoti: Nicola, per primo, sta trovando nell’azienda la sua figura professionale, cercando quello spazio che i genitori e gli zii avevano a loro volta trovato alcuni anni fa.

Si trasmette così un grande sapere, all’estero lo chiamano “terroir”: un insieme indissolubile di clima, suolo, vigneto e componente umana.
La cultura dell’agricoltura è un bene che fortunatamente non può essere delocalizzato, alle generazioni future stiamo passando un patrimonio piuttosto ingente, ma che sa dare grandi soddisfazioni; il vino è proprio questo, un concentrato di storia, clima, abitudini, lavoro, fatica, passione; in una parola cultura.

Quando ne beviamo un bicchiere ci arricchiamo, a patto di sapere da dove arriva.

A questo proposito possiamo dire di esserci arricchite ulteriormente quando Maria Grazia ci ha fatto assaggiare un bicchiere di Serprino accompagnato da una fetta di torta di mele. Per farvi capire la combinazione di aromi fruttati e il gusto fresco possiamo solo invitarvi a passare di qui.

P.S. La famiglia Selmin produce anche un ottimo Fior d’Arancio d.o.c.g., un motivo in più per passare a trovarli, il brindisi varrà il viaggio.