Arriviamo ad Arquà Petrarca nei pressi della cantina Vignalta, la macchina faceva un po’ fatica ad arrivare qua su, ma si sa le cose belle chiedono qualche sacrificio.
Come spesso è accaduto in questo periodo, le nuvole coprono il cielo, ma da qua in alto, il panorama non teme il mal tempo.
Per raccontarvi la nostra intervista a Lucio Gomiero, dobbiamo per forza iniziare dalla fine, perché è quando stiamo per andarcene che ci fa presente un particolare fondamentale, ovvero che il vino non va decantato, descritto ed elogiato, va assaggiato.
Semplice, chiaro, diretto, com’è nella natura di Lucio. Così abbiamo fatto, ci ha aperto una bottiglia di “Agno Casto” Incrocio Manzoni, un Brut e il Fior d’Arancio passito “Alpianae” 2009.Le nostre menti devono cercare nel loro archivio i profumi da riconoscere; Lucio però ci rassicura “In fondo nel vino ognuno ci trova quello che vuole, quello che conosce”, così ci rilassiamo e ci godiamo il momento.
Una nota di abbinamento ve la possiamo suggerire il Fior d’Arancio passito va d’amore e d’accordo con la torta di mandorle, così come ci conferma il pradrone di casa, non potendo noi assaggiare quella della Signora Gomiero pensiamo di passare in pasticceria da Lino Bacelle a Galzignano.
All’inizio della mattinata ci aveva accolte con un sorriso contagioso proprio lui Lucio Gomiero.
Per iniziare l’intervista, mi fa accomodare nella sala degustazioni dove la luce entra prorompente dalle grandi vetrate. Mentre chiacchieriamo Laura gira in cantina accompagnata da Gabriele, nipote di Lucio, per scattare qualche foto.
Gli chiedo a brucia pelo come mai ha iniziato a produrre vino, visto che se ben ricordo lui faceva tutt’altro lavoro.
Lucio infatti è architetto, ma questo lavoro inizia a lasciarlo negli anni ’80 quando capisce che il vino nei Colli Euganei ha un grande potenziale.
Le sue prime vigne erano a Castelnuovo, in collina, 3 ettari di di vigneto di Chardonnay, Pinot Bianco e Garganega, in alto rispetto a tutto il resto …. Il nome dell’azienda è presto ideato.
Da subito i suoi impianti sono ad alta densità, non più di 5000 ceppi per ettaro. Da qui iniziano le sue piccole rivoluzioni; Lucio non si ritiene un innovatore, anzi crede piuttosto di essere abbastanza conservatore, ma da quanto ci racconterà siamo consapevoli che il nostro territorio gli è debitore di alcuni grandi cambiamenti.
Nell’86 esce la prima etichetta Vignalta e da quel momento in poi l’avventura del vino parte con una marcia piuttosto alta.
Il lavoro lo porta all’estero ed è proprio fuori dall’Italia che osserva con cura il lavoro dei vignaioli di territori diversi, parla con produttori di antica tradizione, si confronta con curiosi personaggi.
Lavora sulla passione Lucio, e tra i tanti progetti dagli anni ’80 ad oggi ad esempio non ha mai abbandonato la produzione di Chardonnay.
Ci tiene a sottolineare che lo questo nome è uno stile di vinificazione, ci vogliono tutte le attenzioni del caso perché questo vino risulti davvero come ci si aspetta, non ci sono scorciatoie e nemmeno improvvisazioni, per potersi godere un ottimo risultato bisogna per forza affidarsi ai metodi che da secoli vengono utilizzati, anche in altri territori nel mondo.
La sua ricerca la fa anche nei Colli Euganei, come degli “zingari” lui e il suo staff girano i colli alla ricerca dei terreni migliori, gli appezzamenti si trovano così sparsi sui pendii di colline che si caratterizzano per esposizione, conformità geologica, flora.
Il suo cuore, tra tutti i terreni che negli anni ha ricercato, è stato rapito dal Monte Gemola, un luogo“magico” secondo lui, ricco di minerali, dove non serve nemmeno irrigare perché la trachite presente nel terreno assorbe perfettamente l’acqua e la restituisce nei periodi di necessità.
Da qui, dove un tempo si ritirò Betatrice d’Este, parte la storia del Colli Euganei Rosso, 70 % Merlot e 30 % Cabernet Franc, chiamatato appunto Gemola.
Un vino che racchiude la filosofia di lavoro dell’azienda: per i suoi vini Lucio si affida alla vigna e al tempo, nulla più. La vigna saprà dare il frutto migliore, il tempo aiuterà il vino a maturare. Per questo ci tiene a sottolineare che molti dei loro vini danno il meglio di sé dopo parecchi anni dalla produzione, saper aspettare il momento giusto per aprire una bottiglia di vino ricompensa sempre.
Sempre un po’ in controtendenza rispetto agli altri produttori negli anni ‘90 Lucio si mette a lavorare ad un nuovo progetto, il Passito di Fior d’Arancio. Dopo i suoi primi tentativi, riservati ad un pubblico piuttosto ristretto, si prefigge l’obiettivo di ottenere per questo vino la D.O.C., denominazione che sarà ottenuta nel ’94.
Un altro traguardo raggiunto, una piccola sfida vinta, la possibilità di pensare a nuovi progetti.
Perché Lucio, così come altri protagonisti del nostro territorio, è un imprenditore che non aspetta che le cose succedano, si mette all’opera perché queste si realizzino.
Così punta al mercato straniero, fa del Colli Euganei Rosso il portabandiera del territorio Euganeo, l’emblema del nostro terroir; lavora con vigneti ad alta densità, produce, tra i primi, il Moscato Secco.
Forse tutta l’intervista non basterebbe per raccontarvi Lucio e la sua azienda, le caratteristiche dei suoi vini, le peripezie in giro per il mondo, i modi in cui ha scoperto e compreso nuovi mercati stranieri.
La nostra chiaccherata prosegue e gli chiedo quali altri progetti ha in lavorazione. Mi conferma, sorridendo, che oggi il lavoro aspetta le nuove generazioni. In cantina incontriamo Gabriele, 19 anni, nipote di Lucio che si è appena diplomato a San Michele all’Adige. Un teenager che ha già fatto parecchie esperienze nel mondo del vino, ed ha, come lo zio, parecchio spirito di iniziativa e la valigia sempre pronta.
Dobbiamo purtroppo partire, la direzione è quella dell’ufficio, Lucio ci fa omaggio di un suo vino, una bottiglia di “Zingarello”, uno dei suoi vini speciali, un Moscato.
Ci consiglia di abbinarlo ai formaggi. Il nome promette bene, ed è proprio l’aggettivo che descrive Lucio, un viaggiatore del mondo, che ha le radici ben piantate nei Colli Euganei.
Tornando pensiamo di organizzare un pic nic, magari in qualche vigneto qui intorno, una coperta, qualche buon formaggio, un filoncino di pane, il vino di Lucio.
Poche cose, semplici, buone, che sanno regalare il buon umore. Speriamo solo di poterci sedere sotto un bel sole.
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