A 101 metri sul livello del mare, a Torreglia, la famiglia Gardina ha iniziato la sua avventura del vino.
Quota 101: indicazione geografica di azienda vinicola. Le quote qui sono importanti, in mezzo a colline che non superano i 700 metri, e di poco i 600, essere a 101 può fare la differenza.
Per raccontarvi l’azienda vi presentiamo Roberto Gardina, fondatore dell’impresa di famiglia, papà di Silvia e di Roberta, sommelier e viticoltrici per passione.
Non a casa abbiamo citato l’avventura, perché, per la famiglia Gardina, essere vignaioli è in un certo senso un’esperienza che ha qualcosa di coinvolgente e di meraviglioso.
Sono arrivati nei Colli Euganei alla ricerca di una dimora, sono rimasti qui con un’azienda agricola.
Roberto non mi nasconde che il primo elemento che li ha fatti restare è stato il panorama, da qui sembra davvero di aver raggiunto un luogo incantato, e pensare che siamo a pochissimi chilometri dalle grandi città.
In effetti, guardandolo da qui, il paesaggio intorno sembra essersi fermato a qualche secolo fa, si intravedono i vigneti, qualche casa, villa Vescovi, le colline che circondano Torreglia.
C’è silenzio oggi, i vendemmiatori sono già in campagna, dalla cantina solo qualche rumore della diraspatrice che è al lavoro.
Roberto ci accompagna a visitare il vigneto, la cantina e ci racconta come è nata questa azienda vinicola diretta da due giovanissime donne.
Silvia e Roberta sono le figlie di Roberto Gardina, due intraprendenti giovani donne che hanno preso a due mani il progetto del padre, hanno lasciato alle spalle i precedenti progetti di studio e si sono immerse nel mondo del vino, diventando prima sommlier e poi imprenditrici. Sono ormai completamente coinvolte nel progetto aziendale e non perdono occasione per dare prova della loro passione per questo lavoro.
Mentre ci dirigiamo verso il vigneto incontriamo Roberta, è di fretta, ma con un gran sorriso ci accoglie e ci invita a visitare l’azienda.
Passeggiamo tra le vigne, dove ognuna ha un cartellino identificativo, e incontriamo la Sig.ra del Cabernet Sauvignon che è a dimora dal 1978, Roberto non ci nasconde che purtroppo fatica a collaborare, ma loro non demordono e la coccolano per ricevere ancora gustosi chicchi di un viola intenso.
Oggi i vendemmiatori sono usciti più tardi, la brina mattutina infatti fatica ad andarsene e le vigne devono essere asciutte a sufficienza per essere vendemmiate, oggi si lavora sul Merlot che sarà lasciato appassire in cassetta, un suggerimento che hanno colto e messo in pratica.
Camminando ci si accorge di come la primavera non sia mai finita, sul prato i fiori continuano a fiorire, la brina persiste sull’erba che è di un verde intenso e con innumerevoli sfumature. Le nostre scarpe sono inzuppate, pazienza, avrei dovuto pensarci prima di partire.
Passiamo di fronte ad una strana casetta e Roberto ci presenta il progetto Bio Diversity Friend. Questa piccola dimora è per gli insetti, gli unici ben accolti nel vigneto, non ci sono infatti spazi per trattamenti chimici di nessun ordine e grado. La natura sa come regolare il ciclo biologico con assoluta certezza, per cui è meglio affidarsi a lei piuttosto che cercare scorciatoie. Il progetto aziendale infatti prevede di seguire tutto l’iter per produrre vini biologici, che puntano ad ottenere anche il marchio Bio Diversity Friend, un altro proposito che porta la famiglia a lavorare con impegno e determinazione.
Il marchio Bio Diverity Friend infatti garantirà che Quota 101 lavora mantenendo intatta la biodiversità del territorio in cui si trova, una garanzia per i consumatori e una promessa per le prossime generazioni che potranno trovare intatto questo piccolo microcosmo.
Per la famiglia Gardina produrre vino vuol dire poter mettere in bottiglia il risultato di un lavoro che parte da lontano, conoscendo con cura il luogo in cui il vigneto cresce, rispettando l’ambiente naturale, avendo cura e attenzione per il prodotto finale.
Il tempo scorre un po’ inclemente per noi, dobbiamo affrettarci e ci dirigiamo verso il centro aziendale, continuo ad ascoltare Roberto che mi racconta di come sin dalla prima produzione di vino, nel 2012 abbiano iniziato a confrontarsi con gli altri produttori, senza paura e credendo fin da subito nel loro progetto, aprile 2012 Vinitaly e poi altre manifestazioni e concorsi.
Quando si crede davvero in un progetto i risultati arrivano, così come le soddisfazioni, il Serprino ha già ottenuto il primo premio per il miglior vino abbinato al Prosciutto Crudo di Montagnana.
Ci avviciniamo alla sala degustazioni e al punto vendita, anche oggi si lavora, aspettano per cena ben 18 giornalisti specializzati. Gli ultimi ritocchi per rendere la sala accogliente. Scorgiamo fiero il “coniglio 101” un’opera d’arte in terra cotta alta 101 cm. I particolari fanno la differenza, a questa quota anche l’1 è importante.
Dalla terrazza che guarda il vigneto scorgiamo ciò che resta della precedente azienda, dove il proprietario allevava cavalli.
Ora il recinto delimita un giardino, le piante di lavanda sono una cornice naturale, le api numerose ci tengono lontani dai fiori.
Dobbiamo ripartire, noi aspettiamo con ansia di poter assaggiare il Merlot 2014, non abbiamo fretta, sappiamo che ci vuole la giusta pazienza. Un ultimo sguardo all’albero dove ha nidificato il picchio, non c’è, ripasseremo a trovarlo.
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