Arriviamo a Rovolon, in azienda ci aspetta Francesca che ci accoglie con calore familiare, come sempre.
Perché nella sua azienda si è accolti così, sorrisi, strette di mano e ci si sente subito a casa.

La vendemmia volge al termine per loro,  nel carro sono raccolti gli ultimi grappoli di Raboso tondi, viola, dolci, ne approfittiamo per mangiarne qualcuno. La frutta appena raccolta non dobbiamo mai farcela sfuggire.

Francesca inizia la sua personale avventura nel mondo del vino ad inizio degli anni novanta, un impegno prima marginale che si è fatto di anno in anno sempre più importante, l’azienda è a conduzione familiare, tutti sono coinvolti nei lavori, dal marito Gaudenzio ai figli, compresi cognati e nipoti. Non posso non farle notare come siano bravi a mantenere un equilibrio così saldo stando l’elevato numero di familiari che collaborano.
Dagli anni in cui suo suocero produceva vino ad oggi, molte cose sono cambiate, suo figlio Diego è diventato enologo, i metodi di lavoro sono stati aggiornati e si è così  passati alla selezione delle uve in vigna, all’allevamento con cordone speronato, alla potatura verde, all’uso delle barrique per l’affinamento.
Un percorso che è stato accompagnato anche dall’evoluzione dei vini prodotti in azienda.

Francesca ci racconta un po’ la storia di questa piccola azienda che ha grandi obiettivi, e per farlo ci accompagna a  vedere le vigne di Pinella, una varietà di uva bianca sulla quale hanno puntato moltissimo, grazie anche al coinvolgimento dell’Università di Padova, che con un progetto di valorizzazione dei vigneti autoctoni, ha dato preziose indicazioni.

Dai vigneti,un po’ sopra alla collina, il paesaggio si perde fino ai Colli Berici, Francesca ci fa notare che con i giorni limpidi si può arrivare a vedere il Monte Grappa.

I Colli Euganei sono proprio meravigliosi, ovunque si volga lo sguardo c’è la possibilità di spingersi fino ai luoghi più lontani. Poco prima eravamo a Cinto Euganeo, siamo andate a trovare Franco Zanovello, da casa sua è possibile spingersi fino alle colline dell’Istria …. Ma questo ve lo racconteremo un’altra volta.

In collina ritroviamo Birba, la cagnolina di famiglia, non perde Francesca nemmeno un secondo, ci ha raggiunte di corsa.
Camminando tra le vigne, già vendemmiate, ci accorgiamo che l’autunno sta per prendere il sopravvento, le foglie iniziano ad avere quei colori caldi e rassicuranti che coprono tutta la gamma dei rossi, gialli e marroni. 
Il terreno qui è tutto particolare, dà anche il nome al vino “Antichi reassi” una dicitura dialettale che esplicita bene le caratteristiche morfologiche di questa terra. Qui, dove le uve bianche danno ottimi frutti, il terreno argilloso, frana con molta facilità. Le frane sono praticamente costanti, tanto che Francesca ci fa notare come il dislivello tra il suo terreno e quello del vicino qualche anno fa non ci fosse; le vigne ormai risultano irregolari guardandole in prospettiva, sembra siano state piantate storte, e invece è uno scherzo della natura.
Francesca ci racconta la leggenda popolare secondo la quale nella collina del Monte della Madonna, alle nostre spalle in questo momento, su di una pietra a forma di seggiola fosse solita sedersi proprio la Madonna, durante alcune apparizioni. Leggenda o no, il masso è rimasto e continua a chiamarsi “seggiola della Madonna”.
Passeggiando tra le vigne notiamo le piantine di menta selvatica, il tarassaco che è rigoglioso come in primavera. I profumi si ritroveranno nei vini?

Un piccolo grappolo di Moscato giallo è sopravvissuto alla vendemmia, Francesca ce lo regala, la merenda non poteva essere più dolce.

Rientriamo in cantina, dove Gaudenzio e il cognato stanno iniziando a lavorare alla dirasptrice.

Siamo fortunate, in una mattina concentriamo un piccolo corso di enologia, oggi “vendemmia e prime lavorazioni in cantina”.
Una piccola nota sul nome del marito di Francesca, Gaudenzio (da Gaudio) raccoglie in sè tutta la felicità di suo padre che dopo tre figlie femmine ebbe il primo maschietto. Che dire, evviva la sincerità.

La diraspatrice inizia il suo lavoro, inghiotte i grappoli e restituisce le scarne raspe che saranno utilizzate per concimare i vigneti, un circolo virtuoso e prezioso per le aziende vitivinicole.
Dalla diraspatrice l’uva passa direttamente in botte, dove il mosto inizierà la sua fermentazione. Qui una nota a parte va dedicata al profumo, mi spiace di non poterlo condividere se non con le parole. In me richiama i ricordi di quando ero bambina, la vendemmia a fine estate con i nonni, le mie cugine e i fratelli, dire che era una festa è dire poco potevo guidare persino il trattore!

Le bucce resteranno in contatto con il mosto per alcuni giorni, due volte al giorno verrà effettuato il rimontaggio per evitare l’ossidazione. Il lavoro in cantina sarà assiduo e intenso fino almeno a dicembre, si lavorerà tutto d’un fiato per poi iniziare ad imbottigliare, poi bisognerà solo aspettare.

Lavora anche la pressatrice delle vinacce, un metodo definito “soffice” che permette di ottenere dell’altro vino che sarà aggiunto a quello già raccolto nelle botti, le vinacce che resteranno definitivamente “asciutte” dopo questo ultimo passaggio andranno in distilleria.


Ancora qualche chiacchiera e passiamo a dare un’occhiata alla cantina, il lavoro si fa sempre più intenso e forse gli spazi non sono più sufficienti, percepiamo che ormai hanno tutte le intenzioni di fare un grande passo, ci vuole anche qui il momento giusto, basta avere la giusta pazienza.

La storia della famiglia è raccontata nelle fotografie appese alle pareti, nei riconoscimenti incorniciati, nelle bottiglie esposte e in quelle che stanno ancora aspettando il tempo giusto di affinamento.

Tutto questo che vi abbiamo raccontato fin qui finisce nelle bottiglie di vino,  le caratteristiche dei terreni sui quali sorgono i vigneti, le leggende popolari, i profumi delle erbe spontanee, la storia di una famiglia, il lavoro quotidiano di Francesca e Gaudenzio, persino gli anni di scuola di Diego, l’impegno dei cognati che dopo il lavoro continuano a darsi da fare in cantina.
Quando aprirete una bottiglia di vino provate a ricordarlo, non confondetelo, per favore con una semplice bevanda alcolica.

Francesca ci regala due bottiglie di succo d’uva, altro regalo gradito, per noi è ormai tempo di tornare verso l’ufficio, ce ne andiamo ancora una volta arricchite di tante preziose informazioni sul nostro territorio.