Vi avevamo promesso di raccontarvi le storie delle persone che animano la nostra associazione, ci siamo più spesso trovate a raccontarvi le storie delle famiglie che vivono con passione i progetti delle loro aziende.
Anche in questa intervista sarete ospiti di una famiglia, la famiglia di Ida Poletto.
La giornata è uggiosa, le nuvole sono grigie e pesanti, non ci sono probabilità che le cose migliorino, il meteo infatti prevede forti temporali per la giornata di oggi, non c’è allora rifugio migliore per noi dell’Abano Ritz.
Devo premettere che in questa intervista non vi racconteremo, io con le parole e Laura con le foto, di quanto sia bello, rilassante, accogliente, persino salutare trascorrere una vacanza in questo hotel; questo è compito di altri, noi vi racconteremo la nostra chiacchierata con Ida, la sua famiglia, e i suoi collaboratori, quello che abbiamo colto in poco più di due ore trascorse con una delle donne più “vulcaniche” che abbiamo mai avuto occasione di incontrare.
Ad accoglierci è propri Ida, che ha l’arduo compito di condensare per noi la lunga storia della sua impresa, che iniziò ad Abano Terme con la sua bisnonna e prosegue oggi con lei, sua sorella e la nipote.
Un’attività imprenditoriale di stile “matriarcale” che negli anni si è modificata seguendo il cambiamento delle generazioni, ma che non ha mai perso la propria identità.
Ci accomodiamo nella saletta lettura, la luce naturale che entra dalle grandi vetrate rende onore alla figura snella e vivace di Ida, dietro agli occhiali dalla montatura spessa gli occhi brillanti di una donna che ha molto da raccontarci.
La sua personale avventura nel mondo dell’imprenditoria inizia in Calabria, dove aveva seguito il marito.
Immersa nella natura incontaminata della piana di Sibari, aveva affiancato al lavoro di “mamma” e di responsabile marketing, il suo primo grande amore, l’insegnamento. Si occupava di alcuni bambini e gestiva un doposcuola, aiutandoli nei compiti e cercando di farli restare al passo con il resto degli alunni.
Mentre ci racconta questo periodo della sua vita capiamo che ci sono luoghi dove si lascia il cuore, in cui l’insieme irripetibile di elementi naturali, persone, clima, accadimenti creano la situazione ideale per ciascuno di noi. Forse per Ida quel periodo è stato il suo momento magico.
Ma si sa, il destino mescola le carte prima di giocare, e così dalle calde terre di Calabria è tornata ai luoghi delle sue origini, dove l’aspettava, con una certa urgenza, l’attività di famiglia.
Se è necessario fare qualcosa, tanto vale farla bene; credo sia uno dei motivi per cui Ida si sia dedicata negli ultimi 5 anni così intensamente all’attività di direttrice di hotel, dopo aver affiancato la madre per 18 anni.
L’azienda “Ritz” inizia nel 1966 quando il padre di Ida e Terrj, l’ingegnere Poletto, inizia la costruzione dell’hotel, che viene inaugurato nel 1967. Da allora fino ad oggi la sua famiglia ha accolto nell’albergo migliaia di persone, dal boom economico dell’Europa del dopo guerra ad oggi, con tutte le evoluzioni che il mercato turistico ha segnato in quasi 50 anni di attività.
Per questo Ida ci descrive il suo hotel come il risultato, sempre in evoluzione, di diverse generazioni di imprenditori, da suo padre e sua madre, passando per lei e la sorella fino a giungere, probabilmente nel prossimo futuro, a sua nipote.
Le anime dell’hotel in effetti sono molteplici, lo stile certo è inconfondibile, ma di sicuro non possiamo comunicarvelo utilizzando un solo aggettivo. Dobbiamo procedere con ordine, cercando di non tralasciare alcun particolare.
All’anima fortemente “classica” impostata negli anni dai suoi familiari, si è affiancato il “mood” sperimentale dato da Ida.
L’accoglienza, nei suoi aspetti più importanti, è caratterizzata da una importante personalizzazione, dalla fidelizzazione del cliente e dalla tradizione, tutti elementi che rendono ormai il nome Ritz un Brand, portatore di elementi imprescindibili.
Da questa base, saldamente ancorata al core business del termalismo, Ida ha lanciato una serie di innovazioni, dalla gestione all’arredamento, dall’offerta in B&B al design.
Percepiamo le diverse anime anche girando per l’hotel accompagnate da Ida, restiamo incantate di fronte al fascino degli elementi di un antico palazzo veneziano e siamo meravigliate dai luoghi che esprimono tutta la modernità della street art, con i quadri di Kenny Random e la terrazza decorata da Made 514.
Un connubio che non sarebbe possibile se non fosse stato dosato sapientemente, come in una ricetta: un elemento non copre l’altro e insieme danno un risultato che sorprende.
Sarà anche per questa sua capacità di dosare gli elementi, e di mescolarli per creare qualcosa di nuovo, che Ida, un’altra imprenditrice del nostro territorio che non ha nessuna intenzione di fermarsi ad attendere gli eventi, ha fortemente voluto portare a termine il progetto del suo ristorantino “vintage”.
Ora, una digressione sull’argomento vintage meriterebbe un articolo a parte; per me, che ho avuto il piacere di chiacchierare con lei, il suo ristorante è un luogo dei ricordi, che sorge dove un tempo tutta la sua famiglia si riuniva per pranzare, e offre in carta piatti strettamente legati ai suoi affetti e che le richiamano momenti di assoluta felicità.
Averli condivisi con i suoi ospiti credo sia stato un gesto di grande generosità, elemento che va oltre l’aggettivo “vintage” e che rende un pasto qualcosa di più significativo del semplice cibarsi.
Ida ci conferma questa sensazione dicendoci che le piace dare concretezza ai sentimenti e a ciò che ha solo un valore simbolico.
Cosa c’è di più concreto del cibo e di più simbolico dell’amore?
Per cui, se avete voglia di sperimentare una cena che vi porti il cibo dal cuore allo stomaco, attraverso la bocca naturalmente, vin invitiamo a suonare il campanello del suo ristorante.
Anche il nome esprime la sua forte creatività e spontaneità, l’ha chiamato “Il Brutto anatroccolo” perché mentre lo realizzavano sembrava proprio il fratello meno fortunato del grande ristorante, elegantemente formale, dell’hotel.
La sua grande propensione a “mescolare” gli elementi si ritrova nell’arredamento e nell’allestimento del ristorante, primo in tutto il territorio ad essere inserito all’interno di un hotel e ad essere aperto al pubblico. Le sue decisioni non sono naturalmente spinte solo dall’elemento creativo, le valutazioni del caso sono state pesate anche in base ad un’esigenza che aveva percepito dal cambiamento che è avvenuto nella sua clientela; una ragione in più quindi per dare corpo alla sua idea.
Continuiamo la nostra chiacchierata passeggiando per l’hotel, curiosando tra le camere arredate elegantemente e le suite rinnovate con stile più moderno e creativo (per la cronaca mi porterei a casa uno dei quadri con le farfalle di Kenny Random), passando a salutare gli chef in cucina mentre preparano il pranzo, le addette alla reception e il responsabile marketing.
Incontriamo tanti volti, tante mani tutte intente a lavorare, l’hotel occupa 67 persone che seguono tutta la filiera, tutti i servizi per l’offerta al cliente sono curati dall’azienda. Quando si dice non disperdere il Know how, si dovrebbe pensare proprio a questo.
Abbiamo inoltre la possibilità di affacciarci sul grande murales di Made514 il tema dell’acqua ancora una volta è preponderante, anche se assolutamente non scontato e reso tridimensionale da quelle enormi carpe che sembrano saltare fuori dal tetto. Il nostro tempo a disposizione per l’intervista ormai sta per terminare, dovremmo restare per pranzo, su invito di Ida, ma proprio non possiamo fermarci, che peccato.
Ah cielo! Non vi abbiamo descritto le piscine, la piacevole sensazione dell’acqua termale sulla pelle, le caratteristiche dei fanghi termali doc e il realx di uno spa day.
Ecco, lo sapevo, dovremo tornare!
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